ZIO CANTANTE

Zebre autoctone sferzano
Ibride consonanti in preda al panico.
Onde supersoniche attraversano il perché del dove e quando,
Cantando l’ira del tenebroso monaco trappista
Avvinazzato, ebbro, lieto portatore d’avvinghiate inconsistenze accarezzate.
Nasce l’estasi, e si riposa un attimo.
Tasselli giganti di una miniatura allucinata, lisergica,
Annettono sfumate scottature di tempi senza tempo.
Narcisi fenicotteri danzano a suon di marmellata,
Tessendo fasci di speranza incontaminata
Esuli dall’intrico devozionale che il vostro infetto parto ha generato.
(In ascolto: Il Poeta Si Diverte - Ridillo)
5 Comments:
T.A.N.T.O.
Ti piace questo giochino dell'acrostico...
Ammetto che abbia il suo facino.
Non si usano nemmeno poi piu' tanto.
Tuttavia conservano un loro fascino anche oggi.
Oppure no.
S.T.O.P.
Solo ora, cazzo.
Ti sei accorto anche tu che ho usato due volte la parola "fascino"?
Ovviamente se si scrive al volo senza rileggere puo' capitare...
Però avevo letto e riletto... mah.
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Ma le musiche di sottofondo? Me le racconti?
O.s.s.i.g.n.o.r.e.
O cazzo,
sempre con questo
superato ed
inutile
gioco
non originale
o meglio
ripetitivo e poco
edificante....
Skerzo! Baci:)
darksylvia
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Dimmi perché ritrovo
acrostici dilanganti?
Rischia di farmi capire che
io non ne sono capace:
osservo te farlo meglio.
Trovami, se mi vedi
uscire allo scoperto
temendo il freddo,
temendo la luce accecante o
isolandomi di nuovo;
misconosco il mio credo ma
inizio ad esso gli altri?
Io mi ero promessa di smettere,
mai più avrei scritto in colonna
iniziavo ad averne troppo,
tanto forte è la sua influenza,
ancora però lo faccio,
non sapendo piu nulla ti lascio una frase
ottobrina.
:-)
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