venerdì, dicembre 15, 2006

Gli Occhiali

"Tabby"
Acrylic and Vinyl Paint on Panel, 35cm x 61cm (14" x 24"), © 2006 Josh Agle




‘Ma dove diavolo ho messo i miei occhiali?’
‘Ce li avevo sul naso fino a un attimo fa!’

Non si dava pace, rovistò tutta la casa, partendo dalla scrivania in perfetto disordine da genio creativo. Spostò tutti i libri e le pile di cd che si ergevano dal pavimento e dalle mensole come grattacieli di una città globalizzata. Guardò nei posacenere, smontò ogni cassetto – anche quello della biancheria intima -, provò a guardare tra gli ingranaggi della stampante e tolse dal fornello a gas la pentola con l’acqua che bolliva per accertarsi che non vi fossero caduti all’interno. Si, guardò persino nel water… Non risparmiò nemmeno la cesta del gatto, guadagnandosi un’occhiata quanto mai perplessa e minacciosa del mite felino. ‘Ma dove sono? Diamine!’ e i nervi cominciarono a saltarle. Doveva consegnare al più presto delle relazioni, o non avrebbe potuto nemmeno pagare l’affitto di quella stamberga in cui soggiornava. E, tutto sommato, non si trattava nemmeno di Mon Matre de Paris… In preda al panico si denudò completamente indagando all’interno del generoso decolletè. Le sue pupille rimbalzavano nervosamente come la pallina di Arkanoid da un oggetto all’altro, lo sguardo sempre basso per capire dove il suo prezioso attrezzo potesse essere caduto. I suoi gesti erano lo specchio della tensione che la scuoteva in quegli attimi per lei drammatici: si strofinava la punta del naso, si mordeva il labbro inferiore – ma solo in quei brevi istanti in cui mollava la presa dalla sigaretta per riflettere meglio… e per eccesso di fumo negli occhi-, accennava di tanto in tanto un pianto isterico. Stranamente, aveva dato tregua ai lunghi capelli, che di solito erano oggetto delle sue angherie: -prima raccolti in uno chignon e tenuti insieme da una matita rosicchiata, poi legati in una coda frettolosa -, li muoveva con gesti lenti da una parte all’altra della nuca attorcigliandoli sulle dita. Si fece largo in lei l’idea che qualcuno…o qualcosa…avesse rubato i suoi occhiali mentre si era lievemente appisolata davanti allo schermo del pc. Si, non poteva essere altrimenti. Non potevano essersi smaterializzati e in casa evidentemente non c’erano! Ormai la sua mente farneticava teorie fantastiche e niente e nessuno avrebbe potuto fermarla da ciò che stava per fare. Riempì una borsa con poche cose necessarie e partì. Moto, treno, aereo. Si mise in viaggio verso posti in cui aveva vissuto e posti di cui era rimasta affascinata durante le sue letture. Scrutava attentamente la gente per capire dove fosse ciò che aveva perso. Pensava di poter trovare addosso agli altri ciò che lei non aveva più. Questo almeno è ciò che lei credeva. Ma perché tanto clamore per un paio di occhiali? Senza di loro per lei era come camminare di notte su una corda a 10 metri da terra, ma qualunque uomo a questo punto non può che porsi una sola domanda: ‘perché non comprarne un paio nuovo?’ Inutile dire che il problema non era di carattere economico… e nemmeno affettivo. Lei voleva i SUOI occhiali, era una questione di possesso. Ogni notte guardò da una città diversa una sfera molto sfocata nel cielo. Più cercava di capire e più la situazione le scivolava di mano. E più il panico si impossessava di lei, più viaggiava. Si fermò a parlare con molti sconosciuti e sperò ogni volta che quello potesse essere colui che conservava la verità. Era in giro ormai da settimane e aveva mangiato poco. Aveva voglia di cambiarsi d’abito e di un lungo bagno in una vasca di acqua bollente. Quel faticoso viaggio, che inizialmente aveva creduto essere il compimento del suo destino, si era rivelato un fallimento. Era annoiata. La notte prima di tornare a casa si era sforzata così tanto per mettere a fuoco la Luna che era riuscita a vederla perfettamente. L’aveva immaginata. L’aveva RICORDATA. Forse fu in quel momento che capì che poteva avere dentro di se la risposta a molti problemi. Nella sua testa…sulla sua testa. Entrò in casa che si era tolta già le scarpe, mentre si sbottonava la camicia. Lanciò il casco su una poltrona, spaventando terribilmente il micio che saltò due metri da terra e si mise a correre all’impazzata, sgommando sul parquet. Lei sorrise, si liberò anche degli altri indumenti e preparò il bagno con l’acqua calda, i sali e la musica giusta. Dopo tanto tempo stava per guardarsi di nuovo allo specchio, mentre l’occhio le cadde distrattamente su una matita con la doppia punta rossa e blu che giaceva consunta sul bordo del lavandino. Capì e non capì. Stava già entrando nella vasca, quando infilò una mano tra i capelli raccolti per scioglierli e sentì un brivido lungo la schiena, di un misto tra gioia e terrore. Forse l’acqua era troppo calda? No. Nel panico che era seguito alla constatazione della perdita, il caso – o la sbadataggine – aveva permesso di rendere il giallo quasi irrisolvibile. Se solo lei avesse mantenuto la calma, se si fosse passata come al solito le mani tra i capelli, avrebbe capito subito che per mantenere la sua chioma raccolta sul capo non aveva utilizzato come al solito la matita con cui revisionava i suoi scritti, ma con i tanto mistificati occhiali.
A volte abbiamo così vicino le cose di cui abbiamo bisogno che nemmeno ce ne accorgiamo.



In ascolto: Ultra Nate - Twisted

3 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Pensavo li portasse proprio sul naso.
Ma allora sarebbe stata davvero banale.
Oppure che il giorno prima avesse fatto l'operazione laser per toglierli.
Ma sarebbe mancata la vis comica.
Insomma, va bene cosi'.
Hai letto E.A.Poe? C'è un racconto dove si parla di un foglio nascosto in una casa... alla fine era nel cestino della carta straccia, sotto gli occhi di tutti.

dicembre 19, 2006 9:37 AM  
Blogger Da said...

per tutti:
il racconto nasce e muore così com'è. non avrebbe avuto senso se più lungo o più corto. la chiusura [e qui ci vorrebe Marta che lo ha colto subito] è tipica delle fiabe di Fedro/Esopo. Se non ci fosse sembrerebbe soltanto una storiella fine a se stessa.

per regulus21:
la particolarità, a mio avviso, sta nell'ironia nei confronti delle donne e dei loro comportamenti, che mi sono divertito a descrivere (ho cercato di immedesimarmi)

per max:
si, Poe l'ho letto tanto tempo fa. E' tra i miei autori preferiti. E' molto probabile che inconsciamente ci sia un collegamento con qualche vecchia lettura.
IL POZZO E IL PENDOLO: un capolavoro. E così tutti i racconti de LO SCARABEO D'ORO.....

dicembre 22, 2006 10:19 PM  
Blogger Da said...

Da 23 ore circa

perchè?
In realtà mentre scrivevo ero posseduto da una donna. Ecco la verità.

dicembre 23, 2006 1:04 AM  

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